• Home
  • Il C.S.E.
    • Chi siamo
    • Dove siamo
    • Contatti
    • Statuto e Regolamento
  • Attività
    • Speleologia vulcanica
    • Speleologia carsica
    • Speleologia delle cavità artificiali
    • Corsi di Speleologia
    • Conferenze, convegni, seminari, mostre
    • Campi speleologici e Spedizioni
    • Pubblicazioni
  • Scuole
    • XXX Corso di introduzione alla Speleologia
    • 1°Corso di Speleologia Urbana
  • Immagini
  • Grotte in Sicilia
    • Grotte vulcaniche
    • Grotte carsiche
    • Grotte nei gessi
  • Approfondimenti
  • Link
  • Disclaimer
La rena rossa: genesi, cave, utilizzo
logo CSE

La superficie di una colata è costituita da materiale più freddo e di consistenza scoriacea. L'avanzamento della colata avviene per continuo franamento in avanti delle scorie. Successivamente la parte calda passa sulle scorie provocando la rifusione di queste, e la cottura dei sedimenti che costituiscono il terreno su cui la colata avanza. Le scorie di base derivanti dal processo di rifusione costituiscono la rifusa, il risultato del processo di cottura del suolo è la rena rossa, o ghiara.

La sezione di una colata lavica presenta caratteristiche differenti come è evidente in un fronte di cava:

- lo strato superiore (grigio scuro) è costituito da scorie
- lo strato intermedio, di spessore più consistente (grigio chiaro), è la roccia basaltica, detto afficilato, da cui si ricavano i conci lavici
- in basso si intravede la rifusa, di spessore variabile, da cui si ricavava, per frantumazione, un inerte detto azolo.
- più giù, la cosiddetta RENA ROSSA

La rena rossa
La rena rossa (indicata anche con altri termini: “ghiara”, “la russa”, “agliara”, “agghiara”, “terra rossa”) è un materiale dall'aspetto sabbioso, caratterizzata da colori che vanno dal rosa chiaro al rosso cupo, a volte mista a lapilli di colore biancastro o nerissimo, untuosa al tatto e tingente.

Probabilmente l'utilizzo di questo materiale si diffuse durante la ricostruzione dopo il terremoto del 1693, sia per le sue qualità chimico-fisiche che per il gradevole accostamento cromatico con altri materiali da costruzione utilizzati, quali il nero della pietra lavica ed il bianco della pietra calcarea. Tale utilizzo si impose soprattutto ad opera di architetti come Stefano Ittar formatisi nella Scuola Romana.

Cava di ghiara
Cava dell'Orcio: muretti a secco. Foto: E. Zanetti

Le cave di rena rossa
L'estrazione della rena rossa avveniva principalmente con due sistemi di scavo:

a) Si scavavano delle brevi e larghe gallerie, che partendo dal fronte della cava di pietra, si inserivano al di sotto del banco di basalto. Questo, veniva sostenuto da pilastrini di ghiara o puntelli di legno. Quando lo strato di rena rossa era stato sufficientemente estratto, l'abbattimento dei pilastrini di sostegno provocava il crollo del basalto, che si frantumava.

b) Si scavavano dei cunicoli discendenti nei punti in cui le colate laviche erano meno compatte, normalmente lungo i margini dei fronti lavici o tramite ambienti vuoti di edifici travolti ma non completamente invasi dalla lava. I cunicoli raggiungono con leggera pendenza la base della colata e qui veniva cavata la rena rossa.

L'interno della cava
Lo scavo avveniva mediante l'asportazione della rena rossa e delle scorie di base (azolo) sovrastanti; proseguiva in tutte le direzioni, seguendo lo strato più copioso di rena rossa, spesso creando ampi saloni sostenuti dai pilastri di rena. Man mano che lo scavo avanzava questi saloni venivano colmati con materiale di risulta realizzando muri a secco di contenimento.

L'interno delle cave è costituito da un reticolo di gallerie che si incrociano continuamente e ampi slarghi periferici.
L'altezza della gallerie è determinata dallo spessore del materiale cavato e normalmente non supera il metro e mezzo, escluso quelle zone dove si sono verificati crolli nelle volte. Le volte delle gallerie sono costituite in genere da materiale friabile.

Cava di ghiara
Cava dell'Istrice: cantarelle per il trasporto della ghiara. Sullo sfondo è visibile la linea netta di demarcazione tra lo strato di rena rossa in basso e la rifusa scura sovrastante. Foto: R. Castorina
L'utilizzo
La rena rossa è chimicamente abbastanza attiva in quanto contiene silicati ed alluminati. I silicati reagiscono, a temperatura ordinaria e in presenza di acqua con la calce idrata, creando il silicato di calcio resistente ed insolubile all'acqua. La rena rossa era impastata in rapporto di due volumi con un volume di calce idrata per la preparazione di malte comuni per costruzioni di muri; ed in rapporto di quattro volumi di calce idrata e sette di rena rossa per la preparazione di malte idrauliche per intonaci esterni. Le malte ottenute dalla miscela della rena rossa e della calce idrata trovavano largo uso nella formazione di intonaci per esterni, interni e per l'impermeabilizzazione di coperture, riserve e condotte idriche. L'uso della rena rossa in edilzia agli inizi degli anni cinquanta del secolo scorso scomparve perché fu soppiantata dal cemento e le cave di estrazione caddero rapidamente in disuso e dimenticate.
CSE-webmaster ultimo aggiornamento: